Omosessualità e Disabilità, quando sei doppiamente discriminato.

Qualche settimana fa abbiamo conosciuto Francesco, lui è un ragazzo disabile omosessuale che ci ha contattati per portare alla luce un tema molto delicato di cui ancora si parla poco.

 

Francesco - Condividiamo il viaggio
Francesco

 

L’omosessualità dei disabili:

Abbiamo accolto subito con piacere l’appello di questo ragazzo, che attraverso una diretta sul nostro instagram ha voluto parlare della sua estrema voglia di vivere serenamente la sua omosessualità, e di come le associazioni spesso non si preoccupino a sufficienza di questioni come queste.

Premesso che non vogliamo ne giudicare, ne mettere in discussione il lavoro e l’impegno costante che le associazioni come Arci Gay fanno quotidianamente per tutelare e proteggere i diritti degli omosessuali, diciamo che il nostro vuole essere soltanto un canale in più, chiamiamolo così, per diffondere il messaggio, ci limitiamo a raccontare ciò che abbiamo appreso da questo incontro con Francesco.

Un argomento imbarazzante per molti, scomodo da trattare per tanti, soprattutto per le famiglie stesse in alcuni casi, che oltre a dover combattere con le difficoltà che può avere un familiare disabile nella vita di tutti i giorni, deve pure fare i conti con la sua omosessualità che a volte è meno tollerata della disabilità stessa.

Non è il caso di Francesco, ma chissà quanti tacciono il desiderio di voler vivere attivamente il loro essere gay, una volontà che va oltre la mera fisicità della cosa, ma si materializza nel semplice voler partecipare ad un Pride, o frequentare semplicemente un locale in cui sentirsi davvero se stessi.

Difficoltà e barriere per un disabile sono già abbastanza e la gioia e la serenità di essere sè stessi ci pare un diritto lecito ma soprattutto legittimo, magari pure accompagnato da un operatore gay che sia in grado di comprendere questo mondo e oltre alle competenze tecniche per accudire una persona con handicap, abbia anche quelle sensibili del capire che prima di essere “diversi” sotto molti aspetti, siamo tutti umani e tutti uguali, con le medesime esigenze.

Sembra essere proprio questo il problema: la difficoltà nel trovare un operatore che non lo faccia semplicemente per lavoro, ma che riesca ad essere coinvolto al livello emotivo e riesca a capire che dentro quel corpo che non funziona tanto bene, c’è un essere umano che è affamato di vita e vuole viverla essendo se stesso al 100%

Le associazioni LGBT e quelle per le disabilità spesso si trovano “sole" ad affrontare certe cose, è difficile trattare l’argomento sessualità di norma, il problema appare più grande se messo in relazione all’essere disabile, si tende ad evangelizzare queste persone e conseguentemente a vederle come eterni bambini, ma la realtà non è questa. Il peggio avviene poi quando questa sessualità è repressa o ignorata da parte di chi accudisce queste persone.

 

Francesco - Condividiamo il viaggio
Francesco

 

Francesco invece grida a gran voce le sue volontà e senza nemmeno tanti giri di parole e arriva dritto al punto.
Trentuno anni, laureato in scienze dell’educazione vive con i suoi genitori a Benevento, gli piace viaggiare ed è un vulcano di idee, ci ha raccontato di avere tanti progetti, il più grande è quello di poter andare a vivere da solo e creare una casa famiglia in cui disabili e operatori possano vivere insieme, in modo da poter offrire quell’opportunità di indipendenza che tanti come Francesco desiderano avidamente.

Lui vorrebbe inoltre partecipare più attivamente alla vita sociale LGBT, partecipare ai gay pride o semplicemente frequentare locali gay, senza dover provare l’imbarazzo di doverlo “chiedere”, o senza doversi sentir rispondere: “Va bene ma…” e di conseguenza essere accompagnato anche un po’ contro voglia.

Se qualche operatore sanitario ci sta leggendo ed ha i requisiti che sta cercando Francesco nella zona di Benevento, ci può tranquillamente contattare, vi metteremo in contatto con lui, se invece sei uno dei tanti come Francesco, speriamo di poter essere i portavoce di questa minoranza che tace un proprio legittimo diritto.

Fin ora non ci eravamo mai posti il problema, anche perché non ci riguardava direttamente, ma adesso ci sentiamo più vicini a questa causa, forse perché abbiamo trovato un amico in più, o forse perché sappiamo cosa vuol dire reprimere la propria natura e fingere di essere ciò che non si è.

In fine il messaggio che vorremmo passasse in queste poche righe, è rivolto alle associazioni LGBT o quelle per i Disabili, tutte, indistintamente:
Essendo noi rappresentanti della categoria LGBT, sappiamo cosa significa essere discriminati, sappiamo cosa significa lottare per far comprendere al mondo la nostra “normalità”, cerchiamo quindi di fare qualcosa in più per far sì che l’omosessualità non sia un ulteriore fardello da sopportare per queste persone, bensì che sia motivo di gioia, libertà e serenità.

 

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